LE CHIESE ROMANICHE

 

 

SAN GIORGIO - Zandobbio (Bg)

Una documentazione d'archivio piuttosto povera fornisce informazioni significative solo a partire dal XIV secolo, epoca in cui la chiesa di S. Giorgio, pur privata dell'abitato in cui in origine era situata, continuava a costituire il centro religioso della comunità di Zandobbio.

Sembra credibile infatti che l'insediamento medievale in origine fosse collocato nella parte piana del territorio comunale per poi essere gradualmente attratto verso le aree collinari a nord, più sicure, dove sorgeva anche un castello, documentato nel 1258. Questo spostamento ebbe come naturale riscontro, sul lungo periodo, anche la scelta di un edificio religioso più comodo e centrale, quale fu la chiesa di S. Maria, l'attuale parrocchiale, ma fino al XVI secolo, S. Giorgio continuò a rimanere la chiesa principale di Zandobbio.

L'effettiva sostituzione della chiesa di S. Maria nell'esercizio delle prerogative parrocchiali avvenne solo dal XVI secolo.

La chiesa di S. Giorgio fu notevolmente ampliata tra il XIV e il XVI secolo, forse in più riprese con la costruzione di un'ampia navata ad archi traversi, schema consueto degli edifici parrocchiali di quel periodo e, successivamente, dotata di portico, sacrestia e una cappelletta votiva esterna (titolata ai santi Lorenzo e Fermo, trasformata in locale accessorio nel 1813).

La collocazione nelle sue adiacenze del cimitero, nel 1859, ne ha evitato l'abbandono e ha consentito la conservazione di un contesto sostanzialmente rispettoso dell'antica struttura.

La chiesa di S. Giorgio conserva dell'antica struttura il campanile, l'abside e, al suo interno, notevoli frammenti d'affreschi.

Sull'insieme architettonico spicca immediatamente il massiccio campanile, una delle più integri torri campanarie romaniche del territorio bergamasco, nitidamente distinguibile dal resto della costruzione anche per la differenza di materiale, una pietra calcarea bianca locale: a pianta quadrata, sorge sul lato settentrionale dell'abside.

L'abside, con la consueta pianta semicircolare orientata ad est, si inserisce perfettamente tra i tipi correnti nell'area, sia per le dimensioni che per le caratteristiche costruttive: di volume piuttosto basso e dilatato, ha volta a catino e tre finestre simmetriche (rimesse in vista e in parte ritoccate nei restauri di questo secolo), strombate sia all'interno che all'esterno, con diaframma in pietra al centro; la caratteristica copertura conica in piode è stata sostituita da un sopralzo murario e da un tetto più tradizionale in coppi.

Il paramento murario è eseguito in vari tipi di pietra calcarea squadrata e disposta in corsi sottili e regolari e concluso superiormente da un corso di blocchetti sporgenti a formare una cornice di sezione quadrangolare: unico risalto decorativo dell'insieme.

Malgrado i ritocchi dell'ultimo restauro impediscano di definire precisamente un elemento sostanziale con le parti autentiche dei contorni delle finestre, le modalità tecniche e il sobrio repertorio architettonico di questa prima fase collocano S. Giorgio nel gruppo omogeneo di edifici romanici della Valle Cavallina, che a tutti gli effetti sembrano costituirne l'opera delle medesime maestranze attive nei primi decenni del secolo in chiese come S. Pietro a Spinone, S. Cassiano alla Torre di Trescore B. e S. Benedetto di Vall'Alta (documentata come esistente nel 1136).

Questo edificio primitivo, di cui l'abside costituisce attualmente l'unico resto materiale, fu in gran parte demolito pochi decenni più tardi per ottenere una navata più ampia, di dimensioni leggermente superiori rispetto al tipo medio delle chiese vicinali e lungo un asse leggermente spostato rispetto a quella dell'abside, che di conseguenza risulta sensibilmente decentrata.

L'asimmetria dell'ampliamento era causata probabilmente dalla presenza del campanile sul lato nord, che impose di dilatare l'edificio solo dalla parte opposta.

Gli ampliamenti tardo medievali, però, non permettono più di determinare decisamente l'estensione in lunghezza di questa seconda chiesa romanica, di cui ora si possono leggere solo pochi dettagli. Tale fase costruttiva naturalmente precedette, e in definitiva predispose, grazie alle sue maggiori superfici, la realizzazione dei cicli di affreschi (gli Apostoli del registro inferiore dell'abside, il Battesimo di Cristo e l'Arciere sull'arco di Trionfo, le figure frammentarie che continuano lungo la parete meridionale) assegnate da recenti studi agli ultimi decenni del XII secolo.

 

 

SAN PIETRO IN VINCOLI - Spinone (Bg)

Il gioiello architettonico di Spinone è rappresentato dalla Duecentesca chiesetta di San Pietro in Vincoli, unica residua testimonianza di arte romanica sulle rive del lago di Endine. Questa antica parrocchiale, edificata nel XII-XIII secolo quasi a riva di lago, fu ampiamente ristrutturata ed ampliata nella prima metà del Quattrocento. In questa occasione l'asse della chiesa fu fatto ruotare di 90°, tanto che la lunghezza dell'antico edificio religioso ne costituisce oggi la larghezza.

L'abside in pietra bianca, nella quale si aprono tre sobrie monofore, seppur leggermente rialzate, appartiene alla chiesa originaria, come pure alcuni tratti di muri esterni in prossimità dell'attuale portale d'ingresso. Nella quattrocentesca facciata, si apro un semplice portale in marmo bianco di Zandobbio, sormontato da uno sproporzionato rosone; di maggiore interesse l'entrata laterale, ricavata accanto all'abside e costituita da una singolare architrave monolitica sorretta da due massicci stipiti in pietra simona (i materiali utilizzati sono chiaramente di recupero, appartenuti presumibilmente alla primitiva costruzione). La grossa pietra tombale postavi accanto e sulla quale sono scolpite due croci (rinvenuta durante recenti restauri) è di più antica memoria. Lo slanciato campanile a cuspide conica in cotto, pur evidenziando una tipica struttura romanica, fu riedificato in età rinascimentale.

L'interno della chiesa conserva un deteriorato affresco del 1479 ed altre più tarde figure a mezzobusto dipinte sull'infradosso dell'arco trionfale e raffiguranti "Profeti e Sibille" (sec. XVI). Queste figure, anche se di più modesta qualità, sono copia di quelle dipinte da L. Lotto nella cappella Suardi a Trescore B.; la loro attribuzione pittorica, tuttavia, può essere solo genericamente riconducibile alla maniera o alla cerchia del famoso pittore veneto.

 

 

SAN VINCENZO ALLA TORRE e SAN CASSIANO - Trescore B. (Bg)

San Vincenzo è una chiesa di stile romanico, con abside ad oriente, già nel 1105 appartiene in proprietà al vicino monastero benedettino di San Paolo d'Argon ed è elencata in una Bolla di papa Callisto II del 1125, Tracce di muratura più antica fanno pensare che proprio qui fosse la chiesa dedicata a San Carpoforo, di cui si parla nella pergamena dell'830.

A differenza delle parti conservate di San Carpoforo, la nuova chiesa era interamente costruita con blocchi squadrati e ben levigati di pietra calcarea bianca posati in corsi omogenei con giunti sottilissimi di malta, materiale da costruzione che, dall'esame dell'architettura medioevale della zona, sembrerebbe essere ritenuto, almeno fino ai XIV secolo, il più pregiato, perchè specificamente riservato agli edifici più importanti.

La rigorosa volumetria dell'edificio è interrotta da poche, essenziali aperture: una porta ed una finestra sulla parete settentrionale, una monofora nell'abside.

La chiesa che confinava direttamente con i fondi agricoli, non aveva accessi dal fronte, ma una sola porta sul fronte nord, con spalle prevalentemente in materiale di recupero, conclusa da architrave con soprastante lunetta.

Entrambe le finestre con architrave quella laterale, centinata quella dell'abside, hanno spalle in elementi verticali alternati da lunghi blocchi squadrati che li uniscono alla muratura; la seconda, in particolare, si distingue dai tipi consueti in quest'area per le dimensioni considerevolmente maggiori e la ghiera eseguita con tre lunghi blocchi curvi, che ha l'unico riscontro locale nelle bifore del campanile di Zandobbio. Nel corso del XIV secolo, un nuovo intervento avrebbe conferito l'attuale configurazione alla chiesa: fu ricostruita interamente la facciata, abbassato il tetto e introdotti i due archi trasversali.

 

Poco lontano, in mezzo ai campi, si vedono i resti (praticamente la sola abside, recentemente restaurata) della contemporanea chiesa di San Cassiano, anch'essa nominata nella pergamena del 1105, il cui beneficio è confluito in quello della parrocchiale di San Pietro già nel 1466. Descritta come semidistrutta a partire dal Cinquecento, nei suoi pressi furono sepolti alcune vittime della peste o di altre epidemie: lo testimoniano le tracce di affreschi del tipo delle Danze Macabre, oggi appena visibili (sono inoltre visibili Cristo Crocefisso accompagnato dalla Vergine, un santo vescovo, S. Rocco e un santo soldato - forse S. Alessandro).

In archivio parrocchiale non esistono documenti anteriori al 1537 che ci possano informare delle vicende della chiesa parrocchiale: le più antiche descrizioni sono quelle di S. Carlo e del parroco Garlini; l'una del 1575 l'altra del 1614.

 

 

SANTA MARIA ASSUNTA in MISMA - Cenate Sopra (Bg)

Crocevia di antichi percorsi e sentieri, la chiesetta di S. Maria di Misma, collocata a 830 metri di altezza nel comune di Cenate Sopra, custodisce paesaggi ancora integri nella loro naturalità.

In passato, la chiesetta ebbe un ruolo importante per le popolazioni della zona. Le cronache la fanno risalire addirittura all'anno 774.

Nella ricostruzione della presumibile pianta antica (sec. XII) eseguita dall'ingegner Angelini nel 1943, la chiesa si presentava a tre navate con piccole absidi semicircolari (alcuni resti sono inglobati nella struttura attuale).

Sobria la facciata laterale sud (sec. XIII) mentre l'edificio, come si presenta attualmente nella sua struttura, risale ad interventi di fine secolo XV.

La pianta è rettangolare con un caratteristico portichetto laterale.

Il campanile, di pianta quadrata, porta incisa la data del 1578, sicuramente l'anno del restauro.

Fra le testimonianze più significative dell'importante ruolo che S. Maria di Misma ha avuto nei secoli scorsi vi è anche il fatto che, almeno per quattro secoli, essa custodì un'opera di grande valore, quale la pala raffigurante l'Assunta, eseguita da G. Battista Moroni (1520/24-1578) e commissionata tra il 1555/56 da Don Leone Cucchi, parroco di Misma e Cenate.

A seguito di un tentato furto, nel 1852 la preziosa tela è stata trasferita nella chiesa di Cenate S. Leone.

La pala dell'Assunta fu sostituita da un'opera del pittore nembrese Enea Salmeggia detto il Talpino.

Dalla fine del XVIII secolo, fino ad alcuni decenni orsono, attorno a questo santuario si sviluppò una lunga contesa tra le parrocchie di Cenate Sopra e Cenate Sotto per il pieno dominio sulla chiesa di Misma.

Con decreto vescovile del 1973 la titolarità è stata attribuita alla parrocchia di Cenate Sopra.

In tempi recenti, l'intero complesso è stato sottoposto ad una serie di interventi, grazie allo straordinario impegno del volontariato locale, al quale va il plauso di averci restituito nella sua bellezza un bene tanto prezioso.

 

 

SAN PIETRO DELLE PASSERE e SAN LORENZO - San Paolo D'Argon (Bg)

La chiesa romanica di San Pietro delle Passere è un semplice oratorio che ha accolto, per secoli, le preghiere dei fedeli e dei pellegrini, per la semplicità della sua costruzione e delle sue dimensioni, è un esempio d'architettura "povera" arricchita solo dalla presenza dell'abside e dal campanile-arcata successivamente restaurato.

 

 

Sempre sul territorio del comune di San Paolo d'Argon troviamo un'altra piccola chiesa del XIII secolo, isolata lungo la strada per Montello, dedicata al santo martire San Lorenzo e delicato esempio d'architettura romanica.

Dopo esser stata acquisita dai monaci benedettini nel 1212, ha subito radicali rimaneggiamenti nel XVII secolo. Le dimensioni della chiesetta sono leggermente superiori a quelle di S. Pietro delle Passere ma sostanzialmente le caratteristiche formali sono uguali.

 

 

Dall'opuscolo 47° Festa dell'uva e dell'agricoltura bergamasca - 6/14 settembre 2003