ITINERARI TURISTICI

Abbazia benedettina di San Paolo d'ArgonSanPaolo.jpg (37859 byte)

Fondata nell’XI secolo e soppressa in periodo napoleonico, l’Abbazia Benedettina fu originariamente un convento che a seguito delle ristrutturazioni del XVI decolo assunse la forma che possiamo tutt’oggi ammirare. Di particolare importanza i due chiostri rinascimentali svolti da Pietro Isabello. La struttura della chiesa fu invece ricostruito dall’architetto Domenico messi nel 1684. Terminata la grandiosa navata e le sei cappelle laterali si diede inizio alla costruzione della facciata marmorea.

All’interno della struttura sono conservati molti dipinti; di particolare importanza gli affreschi della volta della navata, dedicati ai Santi Paolo e Benedetto, eseguiti da Giulio Quaglio. Tutti gli altari marmorei presenti nelle cappelle sono dovuti ai fratelli Corbarelli, autori anche dell’altare maggiore.

Nella prima cappella a sinistra è situata la pala del veneziano Antonio Molinari, raffigurante Sant’Andrea con i Santi Giovanni evangelista, Pantaleone e Lucia. Nelle pareti laterali si trovano due tele di Giuseppe Maria Crespi, rappresentanti il martirio di San Giovanni evangelista e Sant’Andrea che adora la croce del proprio martirio. Essi sono dei dipinti di chiara impronta naturalistica.

Nella seconda cappella a sinistra si trovano due ovati con soggetti che alludono all’Eucarestia conservata nel tabernacolo dell’altare: la raccolta della manna e Melchisedec che offre a Dio il pane ed il vino. I dipinti furono eseguiti dal pittore Paolo de Matteis, che riuscì a conciliare l’enfasi barocca con un gusto di chiara impronta classica.

Nella terza cappella a sinistra, si trovano due tele di Antonio Balestra raffiguranti San Gregorio che riceve Gesù in veste di pellegrino e San Gregorio che mostra ai fedeli il corporale insanguinato.

Nella cappella di fronte si trova la pala d’altare con San Benedetto che consegna a San Mauro la regola benedettina tra i Santi Placido e Scolastica. Ai due lati due importanti tele di Sebastiano Ricci.

Nella cappella centrale di destra troviamo altri due ovati di Paolo De Matteis, rappresentanti il sacrificio di Isacco e il serpente di Bronzo.

Nella prima cappella a destra si trova una pala di Antonio Bellocci, raffigurante Sant’Alessandro decapitato e i Santi Frata, Fermo, Rustico e Antonio. Alle pareti laterali sono situate due tele di Giuseppe Maria Crespi, raffiguranti i Santi Fermo e Rustico in prigione e il martirio di Sant’Alessandro.

 

Per informazioni turistiche chiamare: Abbazia-Oasi dello Spirito – Patronato San Vincenzo (Tel. 035-958003)

 

San Pietro delle Passere - S. Paolo d'Argon

La chiesa romanica di San  Pietro delle Passere è un semplice oratorio che ha accolto, per secoli, le preghiere dei fedeli e dei pellegrini, per la semplicità della sua costruzione e delle sue dimensioni, è un esempio di architettura "povera" arricchita solo dalla presenza dell'abside, e dal campanile-arcata successivamente restaurato.

 

San Lorenzo - S. Paolo d'Argon

Sempre sul territorio del comune di S. Paolo d'Argon troviamo un'altra piccola chiesa del XIII secolo, isolata, lungo la strada per Montello, dedicata al santo martire San Lorenzo e delicato esempio d'architettura romanica.

Dopo essere stata acquistata dai monaci benedettini nel 1212, ha subito radicali rimaneggiamenti nel XVII secolo. Le dimensioni della chiesetta sono leggermente superiori a quelle di S. Pietro delle Passere, ma sostanzialmente le caratteristiche formali son uguali.

 

Santa Maria del Misma

Situata nel comune di Cenate Sopra è una delle più antiche chiese della zona, risalente al XIII secolo, e dedicata all’Assunzione della Madonna.

Un tempo fu sede di una collegiata di canonici il cui capo portò per un certo periodo il titolo di Abate del Misma. La chiesa conserva un originale struttura romanica alla quale nel 1500 furono apportate modifiche e agli inizi del milleseicento delle aggiunte barocche, specialmente all’altare maggiore e sulle cimase delle porte.

L’edificio ben restaurato, si trova a circa 800 metri di altezza, sul sentiero che porta in vetta al monte Misma, collegante la Val Cavallina alla Val Seriana.

Il luogo è ameno e salubre, ancora ricco di verde, di fauna e di flora caratteristica, ed è meta di pellegrinaggio anche dai comuni del versante settentrionale della montagna, specialmente del Lujo e di Pradalunga.

Si raggiunge esclusivamente a piedi.

 

Informazioni turistiche:

Visitabile alla domenica dalle 8:30 aòòe 18:00 senza guida (distribuzione opuscoli illustrativi riguardanti la chiesa).

Vi è inoltre la possibilità di un servizio di ristoro a pagamento e l’affitto di due case.

Per prenotazioni chiamare la parrocchia (Tel. 035-956008)

 

La buca del corno Buca-Corno.jpg (52368 byte)

La buca del corsno è situata sulle pendici del Monte Sega, a quota m. 470 s.l.m. Si sviluppa con le sue diramazioni per 385 m. nei calcari del periodo Giurassico, con dislivelli di ascesa di soli 36 metri ed un percorso abbastanza orizzontale.

L’origine della caverna è da collegarsi all’azione erosiva delle acque lungo le fessure presenti nella roccia prima che il fiume Cherio scavasse la sua Valle.

Vi si accede tramite un imbocco seguito da una galleria iniziale nella quale si apre un alto vano detto “sala della cascata”.

A circa 180 m. dall’ingresso si giunge nella sala del vortice, un tempo popolata da migliaia di pipistrelli.

Un’altra importante sala da visitare è la sala della frana, che racchiude depositi argillosi i quali impediscono il passaggio.

 

Archeologia

La ricerca paleontologica ha evidenziato l’uso della caverna come grotta sepolcrale nell’età del rame. I reperti rinvenuti consistono in frammenti ceramici, accette in pietra levigata, elementi di falcetto, una collana con anellini di calcite e numerosi resti umani, importanti per la ricostruzione della storia.

Un’altra importante testimonianza archeologica in Val Cavallina è rappresentata dal complesso di grotticelle all’interno delle quali furono rinvenuti importanti reperti: ossa di iena, orso, cervo, lupo ed una sepoltura umana con elementi di corredo, tra cui un dente forato e uno spillone in bronzo decorato.

Queste testimonianze, risalenti a 8.000 anni fa, qualificano queste grotte come uno degli insediamenti paleolitici più antichi della Lombardia.

 

Informazioni turistiche:

Vi sarà possibile visitare la grotta con guida tutte le domeniche e festivi fino a settembre, dalle h. 14:00 alle h. 17:00 su prenotazione (Tel. 035-942021) e a pagamento. Inoltre è possibile visitare il parco che è aperto al pubblico tutto il giorno.

 

La chiesa conventuale di Terzo Terzo.jpg (39309 byte)

Sorto su uno sperone roccioso un tempo occupato da una fortezza, il piccolo centro conserva ancora qualche isotata traccia di antiche architetture.

Ai margini del terrazzino naturale che isola geograficamente la frazione Terso dal sottostante nucleo di Borgo, fu edificata nel XVII secolo la chiesa conventuale di S. Michele.

L’interno dell’edificio conserva una pregevole pala del fiammingo Giuseppe Henz (1669), raffigurante una madonna con santi ed offerente, affiancata da altre due tele settecentesche di discreta fattura.

Tra gli arredi sacri si segnala una bella croce astile in rame sbalzato e dorato del 1400.

Sul minuscolo campanile, infine, vi sono riposte tre vecchie campane, una delle quali è la più antica attualmente conservata nell’intera Diocesi bergamasca. Dietro la chiesa rimane visibile l’ampio chiostro secentesco appartenuto al convento di S. Michele.

Questo monastero, svolto in memoria dei SS. Pietro e Michele, fu soppresso definitivamente nel 1797 dalla Repubblica Cisalpina che ne incamerò i beni. Fu così che le monache andarono disperse.

La cinquecentesca copertura del pozzo interno, poggiante su quattro colonne in pietra bianca, costituite da capitelli rinascimentali, proviene dal più antico convento di S. Pietro in vincoli.

 

Informazioni turistiche:

Il convento non è aperto al pubblico, nonostante ciò ogni domenica potrete partecipare alla messa che si terrà nella chiesa conventuale a partire dalle h. 8:30.

 

Il castello di Luzzana Luzzana.jpg (37784 byte)

L’edificio di maggior rilievo di Luzzana è il castello. I resti delle prime strutture, tra cui la torre, il portale, alcuni particolari del muro e le varie porticine, fanno risalire la costruzione del castello alla fine del XIII secolo.

Le testimonianze più evidenti del fortilizio sono il fossato, sul lato occidentale, e il basamento della torre, con volta a botte e struttura muraria in conci squadrati di pietra.

La parte sommatale della torre, che sporge in altezza rispetto alla villa, ha ricevuto, forse nel settecento, una sistemazione con logge e bifore su quattro lati.

Verso la fine del 1500, questo vecchio maniero fu trasformato in abitazione civile dai Conti Giovanelli. Un secondo ampliamento venne attuato nella seconda metà del 1700, in concomitanza con la costruzione del Palazzo del Patriarca.

A 50 metri dal lato occidentale del castello, sorge il fortilizio; sul lato nord invece s’innalza un massiccio torrione. Da uno scantinato adiacente alla Torre dei passeri, parte una galleria che sbuca sotto il cavalcavia di via del Castello; questa era certamente un’antica uscita di sicurezza.

Per il riuso, lo studio di fattibilità prevede la collocazione in una porzione del castello Giovanelli, della biblioteca con sala mostre e la sede dell’Unione Media Val Cavallina, composta dai comuni di Luzzana, Borgo di Terzo e Vigano S. Martino.

La rimanente porzione dell’immobile è in attesa di intervento, per collocare il Municipio di Luzzana, la sede di diverse associazioni e la sede del museo “Meli/Gaini” con l’allestimento delle opere dei due artisti.

 

Informazioni turistiche:

Attualmente l’edificio è in fase di restauro ad opera dell’architetto Marco Zappella.

Da settembre/ottobre 2001 sarà possibile ammirare gli interni e visitare la collezione Meli-Gaini.

 

La torre di Colognola Casazza-Colognola.jpg (42715 byte)

 L’attuale abitato di Colognola si sviluppò sulla base di un nucleo documentato nella seconda metà del XV secolo, ma risalente alla fine del XIII. Si tratta dunque di un nucleo fortificato imperniato sulla presenza del sedime dei Suardi, della cui fase originale rimangono solamente la Torre e poche altre strutture, essendo stati oggetto di sostanziali sostituzione o midifiche a partire dal XVII secolo.

Il fatto che la torre si trovasse all’interno di una struttura fortificata spiega alcune sue caratteristiche tipologiche; per esempio il fatto che presenti un accesso diretto al piano terra per mezzo di un portale e che da qui si possa accedere, tramite una scala ricavata nel muro, ai piani superiori.

Il collegamento con la residenza del Signore si realizza sul lato sud della torre tramite una porta. Allo stesso piano troviamo un’altra simile apertura sul lato opposto che presenta alcuni problemi di interpretazione. Le due porte risultano analoghe, ma quella del lato nord si apre sul vuoto. Un’ipotesi plausibile è che la porta fosse relativa ad una struttura per la fortificazione e la guardia all’entrata al fortilizio, consentendo di accedere ad una passerella o ad un camminamento di ronda.

L’insediamento originario comprendeva, nella seconda metà del ‘400, alcune case d’affitto per i coloni, e racchiudeva anche l’abitazione del signore, a quest’epoca Antonio Suardi.

L’edificio è composto da quattro livelli più un ultimo livello soppalcato verso il lato est. Le aperture mostrano tipologie costruttive omogenee: le finestre all’esterno presentano archi a tutto sesto; i conci usati per la costruzione sono lavorati a bisello, squadrati per le spalle e pentagonali per gli archi. Le due finestre del primo piano conservano le soglie originali, a mensola, mentre quelle delle finestre superiori e della porta murata sul lato nord sono state introdotte con i restauri. Fa eccezione, per quanto riguarda la lavorazione dei conci, il portale d’ingresso in cui troviamo bugnature ad unghia e decorazioni a lisca di pesce.

All’interno le finestre presentano sedili laterali poco pronunciati e, talvolta, gradini, mentre gli archi interni sono sempre ribassati.

Per la datazione proposta (fine XIII secolo), gli elementi più importanti sono comunque quelli relativi alla tipologia dell’apertura. In particolare si ritiene probante il tipo di lavorazione sui conci del portale d’ingresso al piano terra, riferibile ad un periodo piuttosto circoscritto, associata alla presenza dell’arco a tutto sesto, piuttosto che di quello a sesto acuto.

 

Il castello di Monasterolo Monasterolo.jpg (52604 byte)

Situato su una piccola collina di origine morenica, all’estremità meridionale del Lago di Endine, domina l’importante strada della valle.

Il castello si avvaleva della naturale predisposizione difensiva garantita dalla presenza delle vaste aree paludose e che al tempo consentiva il controllo dell’intero impianto del fondovalle.

L’edificio venne riadattato nel cinquecento, dopo un lungo periodo di abbandono e dopo aver sofferto non poche manomissioni.

In seguito il fortilizio ebbe un radicale intervento di ristrutturazione e restauro dal 1937 al 1945, che lo portò ad assumere l’aspetto di nobile dimora di campagna.

Una fortificazione è ricordata già prima del 1000, di proprietà del vescovato; successivamente il castello divenne proprietà dei Conti da Mozzo, dei Suardi e, a partire dal rinascimento, dei Terzi.

La fortificazione presenta un impianto articolato su due spazi principali formanti rispettivamente una corte bassa e una corte alta, inoltre in posizione baricentrica rispetto a tutto il complesso, s’innalza una torre a pianta quadrata della quale oggi si conserva solo il basamento. Si nota inoltre la porta d’ingresso, le feritoie e i merli risalenti alla fase medioevale. Una cinta muraria, di cui restano poche tracce, circondava  il fortilizio.

Dalle caratteristiche dell’impianto si può pensare che servisse da rifugio in caso di pericolo alle popolazioni che risiedevano fuori da esso.

Attorno ad esso si estende un semplice giardino paesaggistico che sfuma nella vegetazione spontanea autoctona del fondovalle lacustre. Tra le collezioni di alberi e arbusti, ricchissima è quella dedicata a specie dagli spettacolari colori autunnali: nei tardi pomeriggi di ottobre queste piante conferiscono al giardino una luce misteriosa e fiabesca.

 

Informazioni turistiche:

Prenotazioni presso Ufficio Turistico di Monasterolo al Castello che è aperto ogni martedì, giovedì, sabato e domenica nei seguenti orari: mattino h. 10:30-12:30   -   pomeriggio h. 17:00-19:00   (Tel. 035-814552).

 

Il castello di Bianzano Bianzano.jpg (58077 byte)

Situato al centro della Val Cavallina, in posizione strategica a controllo della valle e dell’antica strada che la mette in comunicazione con la valle Seriana, il Castello è uno degli esempi più significativi di architettura fortificata della bergamasca.

La sua edificazione avvenne in due fasi distinte. Alla prima, risalente alla fine del ‘300 spetterebbero le murature in rustico bugnato; i lavori vennero sospesi dalla Repubblica Veneta e dovettero riprendere alla fine del ‘400: a questa fase sono attribuite le cortine murarie del piano rialzato e forse anche della torre, realizzate in conci irregolari di piccole dimensioni.

La struttura del fortilizio è a pianta quadrata con gli angoli coincidenti con i punti cardinali e vari ambienti ruotanti attorno ad una corte interna, anch’essa quadrata.

Una doppia cortina muraria circonda il castello; su tre lati del cortile interno, al primo piano, si affaccia un ballatoio a loggia e in origine forse correva un cammino di ronda dotato di merlature.

La cortina più esterna, a pianta trapezoidale, aveva il suo punto di forza in una robusta torre nello spigolo occidentale.

Il castello sorge nel centro di un ampio basamento formato da un doppio ordine di spalti: uno più interno, a pianta quadrata con torrette poste a metà di ogni lato; un secondo più esterno, dalla planimetria irregolare e con torrette angolari anch’esse solo parzialmente conservate.

Il complesso è in ottimo stato di conservazione grazie al restauro effettuato di recente.

 

Informazioni turistiche:

Vi sarà possibile visitare il castello in luglio e agosto tutti i giovedì e i sabati a partire dalle h. 17:30 fino alle h. 19:00.

2-3-4-5 agosto 2001: “Rievocazione storica della Corte dei Suardo”.

Per prenotazioni telefonare al 035-814086

 

San Pietro in Vincoli di Spinone al Lago Spinone.jpg (50855 byte)

Posta nel comune di Spinone a poca distanza dal tracciato della SS 42, la chiesa di S. Pietro è uno dei rari esempi di architettura romanica in Val Cavallina.

L’impianto presenta cinque fasi costruttive differenti: l’edificio originario, tipicamente romanico, è costituito da un unico ambiente, rivolto verso il lago. Sul fianco volto a sud compare il campanile, corredato, all’altezza della cella campanaria, da caratteristiche bifore.

Nella muratura originaria lasciata a vista dopo gli interventi di restauro si possono ancora osservare il primitivo ingresso e una finestra rettangolare murata.

La tessitura muraria, la lavorazione della pietra calcarea locale, le caratteristiche delle monofore e della finestra rettangolare, fanno datare questa parte romanica dell’edificio tra la fine del XI e gli inizi del XII secolo.

Il campanile venne realizzato a distanza di qualche decennio rispetto all’impianto originale.

All’interno dell’edificio si possono ammirare numerosi affreschi. Uno dei più importanti è quello raffigurante l’abside dell’aula romanica di S. Pietro; purtroppo di tale intonaco si conservano solo modestissimi brani, non sufficienti a determinarne le caratteristiche.

Anche gli affreschi che decoravano le volte e le pareti dell’abside quattrocentesca sono andati distrutti; in modo frammentario si conservano affreschi disposti sulle pareti attorno al presbiterio, realizzate in epoche differenti e con stili diversi. Tra questi il più integro è una Madonna con bambino del 1528.

L’interesse maggiore spetta ai dodici riquadri affrescati sulla facciata inferiore dell’arcone del presbiterio, in cui sono rappresentati sei profeti alternati a sei sibille ritenuti d’influenza lottesca. Le figure sono in effetti copie molto fedeli dei tondi dipinti dal Lotto nell’oratorio Suardi.

 

Informazioni turistiche:

Attualmente non è possibile visitare la chiesa essendo chiusa per restauro.

Per ulteriori informazioni telefonare al municipio di Spinone al Lago (Tel. 035-810051)

 

Gorlago

Gorlago, luogo di villeggiatura di grandi famiglie, ebbe fin da tempi lontani, splendide ville e palazzi sontuosi. Basti ricordare la Villa Siotto Pintor, con l’attigua casa Bombardieri, antica residenza estiva dei conti Vimercati-Sozzi; la  villa Bolis, già proprietà dei nobili Piatti; la casa dei nobili Della Torre, trasformata poi, forse in convento, individuabile oggi nella proprietà comunale, restaurata per la sede della Biblioteca civica; Zozzini; Palazzo Guarneri in castello.

 

- Villa Gozzini Gorlago-Gozzini.jpg (40627 byte)

Splendido edificio, in perfetto stile cinquecentesco, ha subito nei secoli successivi rimaneggiamenti che non hanno alterato la maestosità della struttura.

Anticamente, casa dei Fianchetti della Cotta, passata in proprietà ai Piatti, dei Varisco e dei marchesi Terzi, è attualmente di proprietà Gozzini che l’hanno restaurata alla fine del XIX secolo.

L’intero ciclo di affreschi che decorano le sale interne può essere datato intorno agli anni 1570-1580. Secondo recenti studi, al complesso pittorico hanno prestato l’opera mani diverse, anche se unico resta, in linea generale, il linguaggio stilistico.

Le decorazioni attribuite al Lavagna, raffigurano virtù ed episodi di storia antica nel salone al pianterreno, già sala d’armi; scene di caccia e santi nel salotto adiacente; scene mitologiche ed episodi dell’Orlando Furioso, di autore ignoto del XVI secolo, al primo piano; un’adorazione dei pastori, in una lunetta all’esterno, sotto il porticato.

 

- Castello Guarneri Gorlago-Guarneri.jpg (48255 byte)

Castello medioevale, un tempo proprietà dei Lanzi, venne poi in possesso nel trecento dei Guarneri, che l’abbellirono nel cinquecento con due ordini di colonne: un porticato inferiore ed uno superiore.

I guarneri chiamarono pittori insigni ad affrescare il palazzo: Lucano da Imola nel 1541 ed il Caneva nel 1591. Sulle pareti e volte sono affrescati in prevalenza, preziose e meravigliose scene mitologiche (Carro del Tempo trascinato dalle Quattro Stagioni). A pian terreno si trova una stanza con dieci lunette sulle quali sono dipinti splendidi paesaggi.

Altri segni dell’antica potenza dei Guarneri sono oggi le torri troncate, la prima delle quali è visibile a destra dell’entrata dell’ex palazzo.

Tutt’ora la casa è di proprietà dei signori Zozzini, parenti in linea femminile dei Guarneri.

 

Dall'opuscolo 45° Festa dell'uva e dell'agricoltura bergamasca - 1/9 settembre 2001