UN PO’ DI STORIA

Le pergamene

Petri filii quondam Ansperti de Trescurio: si legge in una pergamena del 938: In vico et fundo Trescurio, in altra del 996. Con questi due documenti appare ufficialmente alla storia il nome di Trescore. Ma già nell’anno 830 un altro lungo documento elenca molti toponimi, per così dire, minori del territorio, toponimi che si sono conservati fino ai nostri giorni, anche nei nomi delle contrade.

Ma la vera storia di questo paese risale, in realtà, alla …. Preistoria, essendo molto numerosi i reperti archeologici portati alla luce, soprattutto negli ultimi decenni: particolare attenzione, per la sua peculiarità nell’ambito non solo del territorio lombardo, ma italiano, il sito che risale al neolitico medio, trovato a Canton e che ha rivelato, oltre a quelle preistoriche, anche tracce dell’età del ferro, dell’età preromana e romana. Altri ritrovamenti di vasi, lastricati, tombe, sono avvenuti alla Minella, alla Torre, al Niardo: i relativi reperti sono nel museo civico di Bergamo.

Nel secolo XIX è stata rinvenuta sul colle Niardo, una vasca battesimale in marmo, con iscrizione latina (Ego magister Philipinus…) e un altorilievo di sacerdote in atto di amministrare il battesimo, che gli esperti, per le caratteristiche delle lettere e delle figure, fanno risalire al secolo VIII. Potrebbe essere la prova dell’esistenza di un’antica chiesa battesimale, della quale però non risultano altri documenti, fino al 11230. Certa è invece la presenza di non poche chiese in epoca longobarda. Nell’830 se ne ricordano tre: una di San Pancrazio nella zona chiamata salsa (quasi certamente il toponimo fa riferimento alle antiche terme, presso le quali la chiesa è esistita fino agli anni Cinquanta del secolo scorso) e due alla Torre, dedicate rispettivamente a Sant’Alessandro (talvolta chiamata anche dei santi Alessandro e Michele) e San Carpoforo. E’ il longobardo di nome Stabile, proprietario della curtis della Torre, che stabilisce per testamento dei lasciti a loro favore. Si tenga presente che le chiese sono dedicate ai santi, che corrispondono all’indole guerriera dei longobardi: oltre al nome di Alessandro, patrono della diocesi, vi sono quello di Carpoforo, soldato come il compagno Alessandro ed assai raramente ricordato sul territorio bergamasco, e quello dell’arcangelo Michele, che i longobardi convertiti, avevano sostituito alla loro divinità della guerra: il dio Thor. Una chiesa dedicata a San Michele è documentata anche nel castello della Minella a partire dal secolo XIII. Val la pena di ricordare che, vicino alla chiesa di San Carpoforo, alla Torre, era costruito uno xenodochio, un ospizio per pellegrini: il che potrebbe far pensare che la zona fosse un passaggio abbastanza frequentato.

 

Il nome

Probabile che l’insediamento dei longobardi vincitori, sia avvenuto in località già occupate nei secoli precedenti dai romani: se non bastassero i reperti già citati, si potrebbe aggiungere la felice posizione geografica di Trescore. Si trova allo sbocco in pianura della valle Cavallina, attraverso la quale si saliva in Germania; presenta tre alture (Grena, Niardo, Minella) dalle quali si poteva controllare qualsiasi movimento di truppe; il suo territorio pianeggiante era stato assegnato ai veterani romani, come si deduce dai visibili resti della centuriazione, specialmente nella zona della Torre.

Ecco: l’importanza strategica del Niardo, della Minella e della Torre ha fatto ritenere che il nome di Trescore derivasse da tres curiae o da tres cohortes, tre insediamenti di soldati romani che avrebbero avuto in custodia quei punti strategici. Altri, utilizzando ancora tres curiae, ha pensato a tre parrocchie, poi fuse in una.

C’è chi, invece, ha pensato ad un trans Cherium, formula per la verità usata qua e là lungo i secoli, ma di problematica accettazione, data la posizione del paese rispetto a Bergamo, del cui territorio ha sempre fatto parte (sarebbe citra Cherium).

Aggiungiamo anche che si vorrebbe il nome derivato da tresch, una voce di lingua preromana che avrebbe il significato, per alcuni, di trebbiare, per altri di porcile, come si dice ancora in valle Canonica.

Infine per qualche altro, pensando a radici sanscrite o greche -sru, hres- che indicherebbero acqua corrente, significherebbe villaggio vicino all’acqua corrente, che sarebbe il Cherio.

 

Tra storia e leggenda

Del periodo che va dal basso impero romano fino all’epoca comunale, scarse sono le notizie documentate, ma molte le tradizioni. Si va dal passaggio delle armate romane dirette al nord, alle scorrerie di Alarico; dalla ribellione del duca Longobardo, Folgorino, contro Carlo Magno, a quelle di un monaco esaltato, Odosino, anche lui di valle Canonica: ambedue, nella loro discesa verso la pianura, avrebbero incontrato ferma resistenza a Trescore; fino alla presunta riscoperta delle acque termali da parte di dei Franchi. Qui però la tradizione ha dei buoni fondamenti, poiché già nel 1470, quando Bartolomeo Colleoni restaura i Bagni, un distico latino ne tramanda ai posteri il ricordo: Hic pollent populis quondam composita Gallis Balnea, martisato tandem Coleone novata, 1470.

Dopo l’anno Mille, i riferimenti a Trescore cominciano ad essere più numerosi, anche se molto succinti. Nel 1109 il paese è saccheggiato dalle bande di Alboino di Lozio, contro il quale la città di Bergamo manda un suo esercito, che costringe il ribelle a ritirarsi sul bresciano.

In Lanfranco Suardi è canonico di Bergamo nel 1136: la famiglia Suardi è la più prestigiosa della città, della quale per un tempo avrà il possesso, di fazione ghibellina, con vasti possedimenti a Trescore, dove ha anche casa di campagna. Federico Barbarossa, nella sua discesa in Italia del 1166, è ospite a Trescore, probabilmente dell’altra famiglia ghibellina, quella dei Lanzi, che deteneva i fortilizi alla Minella, alla Torre e possedeva il castello chiamato delle Stanze, per la sontuosità degli ambienti e la ricchezza delle suppellettili:

 

Protagonisti

Altre figure di Trescore, specialmente di religiosi, occupano posti di prestigio: Teutaldo nel 1213 è priore del monastero benedettino di San Paolo d’Argon; nel 1230 Guiscardo Suardi è il primo rettore della chiesa di San Pietro di cui si abbia memoria: diventerà vescovo di Bergamo; dal 1237 si succedono come abati del monastero di San Benedetto in Vallalta tre  componenti della famiglia Vescovi di Trescore: Lanfranco, figlio di Teutaldo Suardi, podestà di Pavia, è ambasciatore presso il re di Spagna; Lanfrando Della Torre nel 1272 è nominato vicecancelliere di Santa Romana Chiesa dal Papa Gregorio X; Lanfranco di Baldo Suardi è, nel 1291, capitano di Genova, il suo sepolcro, datato 1330, di fine gusto campionesse, è collocato all’esterno della chiesa di Santa Barbara nella Villa Suardi; Ruggero Del Pozzo è priore di Pontida; Zeno Lazzari è vicario generale del vescovo Lanfranchi de’ Saliverti nella seconda metà del Trecento.

 

Re e imperatori

Dal 1297, almeno ufficialmente, cominciano gli scontri tra guelfi e ghibellini, ai quali si alternano iniziative di pace: uno di questi ultimo è promosso nel 1307 da Lanfranco Amici di Trescore, priore del convento dei Domenicani di Bergamo; nel 1327, il 16 marzo, l’imperatore Lodovico il Bavaro è ospite a Trescore di Guiscardo e Tebaldo Lanzi del Grumello; sabato 20 giugno 1355 sosta a Trescore l’imperatore Carlo IV (nel 1516 vi passerà anche l’imperatore Massimiliano); Amedeo di Savoia nel 1337, nel tentativo di stroncare la resistenza dei ghibellini di valle Cavallina, tenta l’assedio di Trescore, ma viene respinto e per vendetta incendia la vicina Gorlago; nel 1391 il capitano di ventura Giovanni l’Acuto ed i suoi guelfi adorno a Trescore et ivi fecero grandissima rubata; il 4 maggio 1398 grandissima parte de guelfi….. abbrusiarno molte case poste sopra la piazza di Trescorio; l’anno dopo, una processione di mille persone parte dalla città e vennero ai luoghi di Trescorio, dove furono celebrate molte paci…; nel 1408 Giovanni Ruggero Suardi diviene padrone della città, ma, incede di farsene signore, la vende a Pandolfo Malatesta; le armate del fratello, Carlo Malatesta, l’11 luglio 1408, assediano e devastano le stanze e case grande di Viscardino…Lanzi… et al qual incendio erano molti uomini guelfi bergamaschi; dieci anni dopo il castello della Minella, tenuto da  Giovanni Lanzi, resiste dieci mesi all’assedio dei malatestiani, che alla fine abbandonano l’impresa; nel 1428 comincia il dominio veneto sul territorio bergamasco e Venezia ordina la distruzione o l’abbassamento di tutte le rocche e le torri, destino che viene ad accomunare anche le otto che sorgevano sulla piazza di Trescore e le altre sparse per le varie contrade: il paese diviene capoluogo della quadra di Val Trescore.

 

Fervore di opere

Con il governo della Serenissima, si avvia un processo di sviluppo. Il primo impulso viene dal restauro delle terme, i Bagni di Trescorio, ad opera di Bartolomeo Colleoni negli anni 1469-1470; risanamenti di ambienti e terreni avvengono a cura del monastero benedettino di Argon, che a Trescore possedeva anche un mulino; lo stesso si può dire per il beneficio parrocchiale che nel 1509-1510 stende un atto notarile, una pergamena di oltre 14 metri, con l’elenco di tutti i possedimenti ed i relativi diritti; nel 1575 le monache benedettine che occupavano il monastero di Santo Stefano (dove le aveva trasferite il Colleoni, al momento dei restauri dei Bagni, nei cui locali erano insediate almeno dal secolo XIII) sono trasportate a Bergamo ed il locale viene affidato ai frati cappuccini, che lo occuperanno dal 1580 alla soppressione napoleonica; nello stesso anno vi è un nuovo recupero dello stabilimento termale, solennemente inaugurato dal podestà Silvano Capello e dal vescovo Gerolamo ragazzoni; viene riedificata, nel 1583, l’antica chiesa sul colle Niardo, meta di grande devozione; viene presentato nel 1587 un progetto per ricavare acqua dal lago di Spinone e poter irrigare le terre della bassa valle Cavallina.

 

I nobili

Anche nel secolo XVII avvengono non pochi cambiamenti negli edifici religiosi, per impulso dei vescovi in visita pastorale, ma anche per la devozione dei fedeli, specialmente dopo la terribile peste del 1630, che a Trescore uccide più della metà della popolazione. Inoltre si modificano le architetture delle case e delle ville di campagna, specie quelle di proprietà delle famiglie nobili cittadine, che qui avevano una loro seconda residenza e la relativa … azienda agricola: Suardi (tra i tanti personaggi, ricorderemo solo il conte Gianforte, più volte amministratore comunale, poi sindaco di Bergamo, presidente della provincia, deputato e senatore del regno, morto nel 1932), Terzi (il marchese Giuseppe partecipa alla spedizione napoleonica in Russia), Mosconi (il conte Marcantonio sarà podestà di Bergamo nel 1816), Rotigni (l’abate Costantino è considerato uno dei capi del giansenismo italiano ed il fratello Giuseppe Maria è vicario generale della diocesi con il vescovo Redetti), Lupi (il conte Vittorio satà medaglia d’argento della prima guerra mondiale), Zonca (don Raffio è uno dei sostenitori più convinti delle riforme volute dal concilio di Trento), Borselli (il conte Gaspare lascia un cospicuo patrimonio a favore delle chiese di Trescore), Scarpa (originari di Gandino, danno vita al primo nucleo di quello che sarà il Palazzo di Redona) Rossi (nobili proprietari del palazzo alla Torre), Caccia (proprietari del castello della Minella), Cazzani (don Pietro Giacomo favorisce l’arrivo della reliquia del corpo di San Macario martire dalle catacombe romane, conservato in ricchissima urna sotto l’altare maggiore della parrocchia), Giovanelli (un ramo della famiglia continua oggi nei principi Giovanelli di Venezia).

L’altro lato della medaglia sono gli omicidi più efferati, ampiamente registrati sui libri parrocchiali, in un’epoca dove ancora continuavano le faide pure tra famiglie nobili con i rispettivi bravi; ma non mancano delitti compiuti, e con una triste frequenza, anche da gente del popolo, per i piccoli interessi di famiglia. Se aggiungiamo le grandinate, le alluvioni, la campana che precipita in giorno di festa, le liti tra abitanti dei paesi confinanti, abbiamo lo specchi della nostra vita cittadina nel Seicento.

All’inizio del secolo XVIII viene completato il rifacimento della chiesa parrocchiale, alla quale il vescovo Luigi Ruzini conferisce il titolo di prepositurale: i lavori erano cominciati attorno al 1680. In tale circostanza andarono distrutti gli affreschi di Lorenzo Lotto e di Giovan Battista Castelli, con le storie di San Rocco e di San Pietro apostolo; fu ribaltato l’orientamento dell’edificio; vennero commissionate le principali opere d’arte, quadri, argenti, paramenti, che costituiscono ancora oggi un patrimonio notevole. Sorgono tre nuove chiese: San Pio V in piazza, la Madonna del Mirabile, per opera del conte Maffeo Suardi, l’Immacolata Concezione presso l’ex castello delle Stanze. Anche la chiesa di San Bartolomeo viene ingrandita, ad opera del canonico Giuseppe Albani e della famiglia dei conti Mosconi. Nel 1771 il conte Giovanni Maria Mosconi fa collocare, sul ponte del Tadone, dove ancora si trova, la statua di San Giovanni Nepomuceno, per una grazia ricevuta.

 

L’Ottocento

Alla caduta del governo veneto, con l’avvento della Repubblica Bergamasca prima e quindi con la dominazione francese, Trescore sembra alternare momenti di entusiasmo ad alcuni di sconforto. In piazza viene piantato uno dei primi alberi della libertà, ma grande è lo sconcerto quando le leggi impongono la consegna allo Stato degli argenti delle chiese. Dopo una prima consegna, viene fondata una società, che raccoglie i fondi necessari per riscattare le opere d’arte più importanti, tra le quali il rivestimento completo dell’altare maggiore della chiesa parrocchiale, che comprende mirabili opere di famosi artisti del Settecento e che, ancora oggi, si fa ammirare nelle feste solenni.

Capoluogo di distretto, Trescore continua la sua funzione di punto di riferimento per i paesi della zona. Oltre al millenario mercato di merci varie, confermato con una ducale del senato veneto del 1742, si dota di un acquedotto negli anni Trenta e sulla fontana principale di piazza verrà eretto nel 1843, il gruppo dedicato ad Igea, dea della salute, opera di Francesco Somaini.

Alle terme sostano arciduchi, generali, vescovi, ma anche i soldati reduci dalle campagne napoleoniche, ospiti nel soppresso convento dei cappuccini, usato come un ospedale militare. L’insieme dell’edificio, poi, diventato proprietà dell’erario, verrà in parte trasformato in sede del municipio, della gendarmeria, della giudicatura, delle prigioni, in parte sarà acquistato dal sacerdote Isidoro Bortolotti, per fondarvi un ospedale. Durante il periodo risorgimentale, non pochi volontari partecipano alle guerre di indipendenza.

A Milano, durante le Cinque giornate, è arcivescovo monsignor Carlo Bartolomeo Romilli, che era stato prevosto di Trescore dal 1838 al 1846; da noi sostano, presso il palazzo dei conti Suardi, i reduci di San Martino e Solforino; solenni onoranze sono tributate al passaggio delle spoglie dei caduti di Vezza d’Oglio. Due sono i giovani che seguono Garibaldi alla spedizione dei Mille: Cesare Comi e Giacomo Poma (fratello di Silvio, pittore paesaggista di fama: ambedue figli dell’ex imperial regio commissario distrettuale del regno Lombardo Veneto a Trescore!). Garibaldi stesso viene a Trescore dal 1 al 26 maggio del 1862 per curare i suoi malanni alle terme, in realtà anche per preparare una eventuale spedizione militare contro l’Austria per liberare il Trentino.

E’ l’episodio meglio conosciuto come i fatti di Sarnico. Il generale è ospite oltre che delle terme, anche in casa, in località Calvarola, del dottor Giovanni Comi che diventa il suo medico personale, al punto di seguirlo nel 1866 fino a Bezzecca, dove erano arruolati i figli Cesare e Vincenzo.

Garibaldi.jpg (59437 byte)L’incontro alla Calvarola, con il Comi, il Piccinini ed altri garibaldini è raffigurato in un quadro di Cesare Maironi da Ponte (1842-?), che si conserva nell’aula consiliare.

Nel 1847 viene aperto l’ospedale civile, primo direttore proprio il dottor Comi; nel 1863 si apre l’orfanatrofio femminile, insieme con le scuole elementari femminili, nel palazzo Mosconi Celati secondo il lascito testamentario della nobil donna Silvia Adelasio, vedova Celati, ultima ed unica erede del patrimonio della famiglia dei conti Mosconi; per volontà del Consiglio comunale si dà inizio anche ad un asilo infantile e si costruiscono le nuove scuole elementari.

Non mancano le industrie, specialmente nel campo della seta con incannatoi, torcitura e filande, che favoriscono la coltivazione del baco da seta, ci sono mulini, un maglio, due cave, una fornace, tre fabbriche di pasta alimentare, oltre alle terme, ed altre aziende minori; nel 1891 sono 633 i dipendenti delle aziende industriali di Trescore.

 

Il novecento

La struttura urbanistica di Trescore viene modificate (ma non stravolta nella sua parte più antica) soprattutto all’inizio del secolo, quando si costruiscono il palazzo municipale, l’oratorio maschile (che diventerà sede di un bottonificio e quindi Casa di riposo), si ingrandisce l’ospedale, si ampliano i viali (anche per il passaggio delle linee tranviarie Bergamo-Trescore-Lovere e Bergamo-Trescore-Sarnico), è completata la ricostruzione (la terza) della chiesa parrocchiale con gli edifici annessi. Dopo la pausa della prima guerra mondiale si edifica la nuova scuola materna, la variante esterna della strada statale del Tonale, il complesso dell’ex colonia Dalmine (ora destinato a sede del centro sociale anziani e nuova RSA).

Durante la seconda guerra mondiale, nel periodo della Repubblica sociale, il paese è praticamente occupato dalle forze armate tedesche. Il momento della liberazione è anche qui salutato con manifestazioni di vero giubilo, ma senza gravi episodi di vendetta.

Con il dopoguerra, si accelerano i cambiamenti ed i miglioramenti in ogni settore della vita pubblica; gli abitanti in cinquant’anni, passano da poco più di quattromila agli oltre ottomila attuali con la nascita di nuovi quartieri, la trasformazione dell’economia, lo sviluppo della vocazione terziaria e turistica, la valorizzazione del patrimonio artistico. 

 

Dalla Guida Unica 2001 del comune di Trescore Balneario